La signora Graziana Riccetti, dopo la morte prematura dei suoi due figli Marcello e Paola, ha deciso di donare al Centro per i disturbi alimentari Palazzo Francisci a Todi una casa di sua proprietà da oggi chiamata “La torretta di Marcello e Paola”, allo scopo di renderla fruibile per le pazienti in cura.
Sono tanti fortunatamente gli episodi nei quali si ha dimostrazione che dal dolore, se correttamente elaborato, può nascere amore.
Questo gesto nobile, e quanto mai raro, è stato presentato alla città ed alla stampa durante un toccante appuntamento al quale hanno presenziato: Andrea Casciari Direttore Generale USL Umbria 1, Catiuscia Marini Presidente Regione Umbria, Antonino Ruggiano Sindaco di Todi, Graziana Riccetti, Laura Dalla Ragione Direttore Rete DCA USL Umbria 1, Maria Donata Giaimo Direttore Distretto Sanitario Media Valle del Tevere.
Tale implementazione della rete di strutture attualmente dislocate a Todi, Città della Pieve ed Umbertide – ha tenuto a sottolineare la dottoressa Dalla Ragione – permetterà una migliore riorganizzazione degli step “di cura” dei e delle pazienti, al fine di restituire loro, attraverso passaggi progressivi, totale indipendenza nella propria autogestione quotidiana. Il metodo, ormai non più sperimentale, applicato dalla dottoressa Dalla Ragione nel campo dei disturbi del comportamento alimentare, ha permesso innanzitutto di evitare i ricoveri di chi soffre di tali patologie negli ospedali canonici o, ancor peggio, nelle strutture per malattie psichiatriche.
La capacità di personalizzare la terapia, di accogliere e prendersi cura della totalità dell’individuo, di dismettere i camici ed abbigliarsi di sorrisi è stata la carta vincente. Al pari delle terapie è stato adottato l’amore come balsamo per lenire i forti disagi interiori dei pazienti.
Attraverso le parole della signora Graziana tutta la disperazione per la perdita dei figli si è tramutata in forte desiderio di bene, regalando addirittura una casa, con tutti i suoi valori affettivi di ricordi e di vite vissute, a ragazze che della vita il senso hanno smarrito. Prendersi cura dell’altro come atto creativo, come un’opera d’arte, salvifico per sia per chi cura, sia per chi è curato, e come un’opera d’arte generatore di bellezza, la bellezza che salverà il mondo.
Benedetta Tintillini